"Ninfee blu" di Monet, un salto nel giardino di Giverny

"Ho di nuovo intrapreso cose impossibili da compiere: acqua e piante che oscillano nel fondo. Fatta eccezione per la pittura e il giardinaggio, non sono buono a nulla. Il mio capolavoro meglio riuscito è il mio giardino".

Sono queste le parole del pittore Claude Monet quando parla della sua pittura e della sua residenza in Giverny, che ha caratterizzato tutte le sue opere prodotte nel primo decennio del Novecento.

In questa tela in particolare, intitolata "Ninfee blu", il pittore pone l'accento su una piccola zona dello stagno; non c'è un punto in particolare volto ad attirare l'attenzione di chi lo guarda, ed anche i margini non sono propriamente delimitati, al fine di indicare la propensione dell'artista a tendere verso l'indefinito, l'illimitato.
La forma delle pennellate portano il fruitore a sforzarsi per comprendere quale sia il soggetto rappresentato, il che permette di avvertire un senso di astrazione dal mondo.

Questa "modalità", se così si può chiamare, di rappresentazione, precede uno stile che vuole concepire la pittura come una superficie riempita di colori, idea che sarà messa in pratica soprattutto dagli astrattisti lirici dopo la Seconda Guerra Mondiale. 

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