"Amleto" di Kenneth Branagh: il tormento interiore di un uomo
"Essere o non essere, questo è il dilemma".
Quante volte abbiamo sentito, detto, o letto questa celeberrima citazione dell' "Amleto" di William Shakespeare. Quel monologo che viene presentato dalla maggior parte degli attori che interpretano il protagonista della tragedia mentre si rivolge ad un teschio che stringe nel palmo della mano.
Ma c'è anche chi adatta tale situazione alla contemporaneità, servendosi non di un mucchietto di ossa - seppur finto - , ma di uno specchio.
E' ciò che ha fatto in maniera naturale, ed estremamente realistica, Kenneth Branagh, nel suo adattamento, se così si può dire, della tragedia shakespeariana.
Ciò che nel suo kolossal Branagh porta alla luce, è infatti il tormento interiore di un uomo, Amleto, appunto, che si trova a fare i conti con la realtà che lo circonda, e ad analizzarla secondo la sua estrema sensibilità ed intelligenza. Viene pertanto alla luce l'immagine di un uomo spinto sull'orlo della follia, che si ritrova a fare i conti con sé stesso, guardandosi allo specchio, e chiedendosi se sia più nobile soffrire o morire, come possiamo vedere in questo passo, che segue l'emblematico incipit:
"Dormire, forse sognare. Sì, qui è l'ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga."
"Amleto"; Scena I, atto III |
Ma, come immaginerete, non sono qui per parlarvi dell'opera in sé, quanto invece di questa fantastica trasposizione cinematografica, dalla durata di ben quattro ore, le cui immagini sono state immortalate su pellicola 70 mm - quella dei veri kolossal hollywoodiani, per intenderci.
Branagh prende alla lettera ogni parola che esce dalla bocca del principe di Danimarca, e nonostante ciò riesce a rendere immediata la sua interpretazione. Come? Calandosi nella parte. L'attore impazzisce davvero col personaggio: saltella, urla, ridacchia, pronuncia frasi sconnesse tra loro. Ama.
Sì, perché finalmente, la storia d'amore tra Amleto ed Ofelia non è ridotta ad un semplice ed "innocente" scambio di lettere d'amore. I due giovani si amano, e si lasciano trascinare dalla passione, piangono. Quando la giovane viene lasciata dal principe e quando egli la scopre esanime. Sono entrambi vittime dei sentimenti, delle pulsioni che sono proprie di ogni innamorato, nonostante il tragico epilogo. Ofelia impazzisce dal dolore provocato dall'abbandono.
Per non parlare poi del taglio storico che il regista/attore ha dato a questa produzione. Mentre le truppe norvegesi entrano in Danimarca, nel palazzo reale si consumano loschi intrighi, che si fondono perfettamente con i temi centrali della letteratura di Shakespeare, volta a portare alla luce ambizione, potere, amore e lussuria, la realtà che si contrappone al sogno, la vita che si alterna alla morte.
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