"Apollo e Dafne", l'amore non corrisposto tra mito e scultura

Compare ancora una volta Apuleio in questo blog, e stavolta lo citiamo per narrare il mito di Apollo e Dafne, che, come sappiamo ha influenzato persino l'arte figurativa. Famosissima, infatti, è la scultura di Gian Lorenzo Bernini che raffigura l'istante esatto in cui il dio perde per sempre la ninfa della quale si era innamorato.

La storia narra che Apollo, una volta sconfitto il serpente Pitone, si vantò col dio Amore dell'impresa, prendendosi gioco di lui , chiedendogli quali successi egli poteva vantare. Amore allora, offeso, decise di vendicarsi, e pose nella sua fondina due frecce: la prima d'oro, che avrebbe fatto innamorare perdutamente chi l'avesse ricevuta, e l'altra di ferro, che avrebbe fatto respingere l'amore.
Amore dunque, scagliò la prima freccia contro Apollo e la seconda contro Dafne, la ninfa figlia del fiume Peneo e della madre Gea. 

Apollo cercò in tutti i modi di sedurre la giovane donna, ma ella non mostrava segni di cedimento, tant'è che scappando in un bosco per sottrarsi alle attenzioni del suo innamorato, chiese aiuto a sua madre e suo padre, i quali la trasformarono in un albero di alloro.

L'amante, profondamente deluso, giurò che da quel momento in poi l'alloro avrebbe rappresentato per lui una pianta sacra.

Sono moltissime le rappresentazioni artistiche di questo mito, ma colui il quale lo ha interpretato  in maniera davvero magistrale è Gian Lorenzo Bernini, il quale ha immortalato proprio l'attimo in cui la giovane donna si tramuta in alloro.

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