Emma Bovary, una donna intrappolata nella sua epoca
"Madame Bovary" è uno dei romanzi più importanti dell'autore francese Gustave Flaubert. Pubblicato dapprima in puntate, sul giornale "La revue de Paris", venne poi pubblicato come libro vero e proprio, in due volumi, presso la "Michel Lévy frères". La prima tiratura. di circa 6700 copie, venne esaurita in soli due mesi, ma costò all'autore un processo per immoralità ed oscenità. Dall'inchiesta, Flaubert uscì assolto.
La prima edizione del libro |
Ma passiamo adesso alla trama.
Il generale Charles Bovary rimane vedovo dopo pochi anni dal matrimonio, e dunque si sposa con la giovane ragazza di campagna, Emma Rouault, la cui visione dell'innamoramento, e dello stesso amore, è molto poco lontana da quella che si legge nei romanzi dell'epoca. Il generale, tuttavia, non si mostra verso la propria consorte carente di attenzione ed affetto, ma ben presto, Emma comincia ad essere stanca della monotonia che la sua vita le offre. La svolta però arriva quando Charles, dopo aver compreso che la moglie è caduta in quello che oggi definiremmo uno stato depressivo, decide di partire con la donna per Yonville, città nella quale Emma cede alle avances di Leon, un giovane studente di giurisprudenza, il quale presto la abbandonerà per recarsi a Parigi e terminare i suoi studi.
A questo punto Emma cade fra le braccia di Rodolphe Boulanger, col quale architetta di fuggire insieme, ma all'ultimo l'uomo viene meno al patto, lasciando la donna con una lettera che lei trova nel fondo di un cesto di albicocche.
A questo punto Emma sembra aver abbracciato la religione per riprendersi, ma quando meno se lo aspett, all'opera di Rouen, incontra di nuovo Leon, col quale inizia di nuovo una relazione. Il rapporto stavolta continua, tanto che la donna si reca settimanalmente presso un'altra città, dicendo al marito di andar a studiare pianoforte. Ma i debiti sono tali che tutti cominciano a pensare che la donna fosse adultera, e quando lei cerca di rimediare, chiedendo aiuto che i suoi amanti le negano, Madame Bovary decide di avvelenarsi ingerendo dell'arsenico.
A questo punto anche a Charles è chiara la verità, e per il dolore sopravvivrà solamente qualche anno a sua moglie, lasciando, infine, la loro unica figlia orfana.
A questo punto, a parte la storia, pare chiaro il sentimento di inadeguatezza che Emma vive quasi fin da subito. Un'inadeguatezza che è generata dal contrasto della realtà, molto spesso monotona, rispetto ai sogni che tutte le ragazze dell'epoca magari potessero nutrire per il matrimonio e la vita di coppia.
Ciò che fortunatamente i tempi ed il progresso hanno permesso di cambiare, è il senso di dipendenza, emotiva ed economica, secondo cui una donna per essere felice ha bisogno di qualificarsi come moglie di qualcuno, e conseguentemente anche madre.
Mi piace pensare che, se Emma Rouault fosse stata reale, e fosse vissuta nell'età contemporanea, sarebbe una di quelle ragazze per sempre libere, di esprimersi e di essere felice e finalmente realizzata, non nel nome di qualcun altro, ma nel suo.
Questo romanzo te lo fanno leggere al Liceo e quasi lo odi, personalmente pensavo che Emma fosse una cretina. Poi lo riprendi da donna qualche anno dopo e capisci. Capisci che a volte serve una scintilla per vivere, anche la più banale, qualcosa che ti incendia dentro per continuare a vivere. E quindi poi empatizzi e la adori. O perlomeno, a me è successo così!
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