Vincent van Gogh e la sublimazione della solitudine

"Les Vessenots, Auvers" è un dipinto di Vincent van Gogh datato al 1890.
Dopo essere approdato a Parigi con so fratello Theo, infatti, il pittore decise di cominciare a studiare le luci ed il colore del sud della Francia, e partì alla volta di Arles, dove realizzerà dei quadri che ritraggono numerose vedute di paesaggi, nature morte e viste notturne.
Da qui nasce il suo interesse per i cosiddetti "nidi umani", queste casupole rustiche dove trovavano rifugio i contadini della zona. Nel panorama della tela vediamo anche la figura, quasi aleatoria, di un contadino. Non è una casualità che il personaggio sia rappresentato in questo modo, poiché l'autore voleva dare importanza al contesto, e non alla singola figura, ed inoltre, risulta essere abbastanza chiaro che l'artista volesse enfatizzare l'impressione di solitudine tipico delle sue opere.

Notiamo che le pennellate non seguono la stessa forma, e ciò dipende sia da ciò che van Gogh vuole rappresentare, sia dal suo stato emozionale. Ogni pennellata è una testimonianza dello stato d'animo dell'artista, ed è il riflesso della sua essenza come essere umano. Anche il colore, oltre alle pennellate risulta essere molto vivace, e ciò deriva dalla consapevolezza del pittore, che lo scorrere del tempo avrebbe spento e deteriorato la pigmentazione, e ci è pervenuta questa testimonianza grazie ad una lettera che Vincent invia a suo fratello Theo, nella quale racconta questa scelta. Una consapevolezza questa, che ha reso il genio dell'autore davvero vivido nell'immaginario di ciascun amante del genere, oltre che eterno.

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