"Saturno che divora i suoi figli", la divinità in preda alla disperazione

"Saturno divora i suoi figli", Francisco Goya
Dipinto sull'intonaco della sua casa e poi trasportato su tela, insieme ad altre 13 opere delle "pitture nere", il dipinto "Saturno che divora i suoi figli" di Francisco Goya è sicuramente una delle opere più crude che abbia mai visto, nonostante la curiosità che questo dipinto possa suscitare.
Conservato presso il Museo del Prado di Madrid, questo quadro rievoca una figura mitologica, quella del dio Saturno appunto, il quale, temendo di essere spodestato del suo ruolo e spogliato così della sua potenza, comincia a divorare la prole generata assieme alla moglie Rea, la quale riesce a mettere in salvo solo Zeus, che viene portato in salvo sull'isola di Creta. Una volta cresciuto, il dio raggiunge suo padre e non solo avvera la profezia secondo cui avrebbe preso il suo posto, ma lo obbliga anche a "restituire" i suoi fratelli.

"Saturno divora uno dei figli", Peter Paul Rubens
Rispetto alle altre opere di Goya, ed anche al netto delle altre "Pitture Nere", questo è sicuramente il più crudo. Notiamo una figura quasi animalesca del dio Saturno, che in preda ad un raptus divora quasi famelico il figlio malcapitato. Gli occhi sono strabuzzati, e da essi trapela nitida la follia che lo ha spinto a compiere quel gesto, dettato anche dalla disperazione.
L'immagine di questo dio in preda ad una pulsione così forte lo discosta dalla produzione omonima del pittore fiammingo Rubens, che sembra invece più freddo e calcolatore, e ciò traspare anche dal punto in cui le divinità dei due artisti affondano le loro fauci. 

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