Guernica, il quadro che ha fatto storcere il naso ad Hitler

 "Cosa credete che sia un artista? Un imbecille che ha solo gli occhi, se è pittore, le orecchie, se è musicista, e una lira a tutti i piani del cuore, se è poeta, oppure, se è un pugile, solamente dei muscoli? Al contrario egli è al tempo stesso un uomo politico, costantemente sveglio, davanti ai laceranti, ardenti o dolci avvenimenti del mondo e che si modella totalmente a loro immagine. Come sarebbe possibile disinteressarsi degli uomini, e, in virtù di quale eburnea indifferenza, staccarsi da una vita che essi vi apportano così copiosamente? No, la pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. E' uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico".

Diceva così, Pablo Picasso, parlando della sua opera maestra, Guernica.

La tela, immensa, maestosa e pregna di ogni significato che sono capaci di emanare le forme ed i colori, è preceduta da un lungo ritiro del pittore, presso la sua dimora parigina, che si erge sul lungo Senna.

Nel dipinto, di cui già abbiamo parlato all'interno di questo blog, spiegando però tutte le "migrazioni" di questo maestoso quadro, Picasso vuole lanciare un appello deliberato al popolo, che è quello di ribellarsi, di non subire i soprusi, la distruzione e la morte che la politica di quegli anni disseminava.
C'è qui da chiarire il contesto storico nel quale il pittore ha dipinto la sua opera più famosa.



Ecco, Guernica prende il nome della città che fu bombardata dai tedeschi, ma qui voglio soffermarmi su un altro aspetto dell'arte di Picasso, la quale non andava proprio a genio ad Hitler.
Il Fuhrer infatti detestava tutto ciò che non aveva a che fare con i canoni a cui l'arte classica, e dunque greca e romana aveva abituato i posteri, e  che lui ha sempre cercato di emulare in maniera così maniacale.
E' esattamente per questo motivo che nel 1937 furono allestite due mostre, una era "La grande esposizione dell'arte tedesca", e possiamo immaginare di che tipo di arte lo spettatore poteva fruire, mentre l'altra, itinerante nelle maggiori città tedesche ed austriache, raccoglieva tutti quegli artisti che, secondo Hitler, con i loro lavori offendevano tutto ciò che era non solo la razza ariana, ma tutta la civiltà tedesca, utilizzando l'arte per meri scopi politici e divulgativi. 
Una visione non molto lontana dalla sua, d'altra parte.

E dunque, è partendo da un'opera così emblematica che mi sono resa conto che, molto spesso, l'arte è proprio questo: condivisione delle sensazioni sul mondo che ci circonda, e che siano positive o meno poco importa. Ciò che fa davvero la differenza è la riflessione, lo stato d'animo ed i pensieri che un dipinto può instillare nell'animo di chi lo guarda, prima ancora che con gli occhi, con la propria anima. 


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