"Quando guardiamo una rosa", le note sulla via dei ricordi

Dopo una lunga assenza dettata da altri, grandissimi cambiamenti, tra cui il conseguimento della tanto agognata laurea, eccomi qui, di nuovo. Spero per essere di nuovo costante nelle pubblicazioni!

Ebbene, il 30 aprile scorso Motta è riapparso sulle scene con un album dal titolo "Semplice". Semplice e fantastico. Dieci tracce, circa 40 minuti ed un fiume in piena di emozioni raccontate e regalate.
Per chi segue da un po' questo artista, sa che è quasi scontato ridere, piangere, provare tenerezza o il famoso "Fernweh", termine tedesco per indicare il dolore per voler essere in un posto indefinito, in cui non siamo mai ancora stati.

Perché questo è ciò che proviamo, o almeno che provo io, ogni volta che ascolto un suo brano. E' questo ciò che ho provato quando ho ascoltato per la prima volta l'album su Spotify, ed una canzone in particolare mi ha fatto venir voglia di tornare in luoghi che ho amato, in fasi della mia vita a cui oggi penso con malinconia, a persone, cose.

Il testo di "Quando guardiamo una rosa" infatti non è semplicemente un fiume in piena di parole accompagnate da una musica che fa venire la pelle d'oca. E' di più. E' riflessione, su sé stessi, sugli altri, sull'amore e sui pensieri che ci accompagnano sempre, comunque, è la fatidica domanda "E adesso che cosa rimane?".

Beh, rimangono ancora una volta, tutte le stupende emozioni che Francesco Motta sa regalare e per le quali è valsa l'attesa di quasi due anni. 


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