"Metropolis", George Grosz racconta la massificazione
"Metropolis", George Grosz, 1916-1917 |
Nella tela, scorgiamo una città che si prepara ad accogliere una nuova società, più vicina agli aspetti frivoli della vita, come ad esempio lo sport ed il consumismo in senso lato. Quelle che venivano dunque ritratte in questo periodo erano città che riflettevano una società in fermento, che coinvolgeva non solo l'aspetto culturale, anche i principi di vita fino ad allora propugnati, infatti, subirono un grande cambiamento.
Poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, l'artista ritornò a Berlino, dove, grazie proprio al suo impiego come illustratore satirico, riuscì a cogliere ed immortalare gli aspetti più cupi della società tedesca, e non solo, dell’epoca.
"Metropolis" nasce proprio dall'esperienza che Grosz conserva della guerra, e rispecchia pienamente gli orrori che egli stesso ha vissuto in prima persona.
La tela ci mostra una moltitudine quasi impazzita di persone che si accalcano nell'incrocio di due strade berlinesi, dove si erge l'Hotel Atlantic - che nella realtà si chiama invece Hotel Central - , e sorge di fronte alla stazione di Friedrichstrasse.
Notiamo che, nonostante l'atmosfera caotica, e l'inquietudine che quasi traspare dalla raffigurazione della massa, c'è un simbolo quasi onirico, un lume di speranza, raffigurato da una stella. Ma il vero simbolo della società che si avvia ad un cambiamento rivoluzionario, tratto distintivo del XX secolo, è proprio la raffigurazione di una calca di persone, che forma quasi un unico corpo, senz'anima, che popola le metropoli dapprima in fermento, e poi negli anni della guerra, in preda alla distruzione che solo un conflitto di tale portata può generare.
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