Il rogo dei libri: dove non c'è cultura non c'è storia
"Quando i libri verranno bruciati, alla fine verranno bruciate anche le persone".
E' di Heinrich Heine la citazione che oggi si trova di fianco al monumento di cristallo nella Bebelplatz di Berlino, dove la notte del 10 maggio 1933 vennero bruciati migliaia di libri dinnanzi ad orde di cittadini gaudenti. Era il 1933, Hitler si era insediato da pochissimi mesi, ed il Ministro della Propaganda, Joseph Goebbels era riuscito nell'intento di indottrinare il popolo tedesco su ciò che era giusto e cosa era sbagliato, decidendo anche cosa i tedeschi potessero leggere e cosa invece no.
Così, le opere letterarie appartenenti alla cultura "degenerata" di stampo ebraico, o semplicemente di stampo non tedesco, vennero trasformate in cenere. Volumi redatti da Karl Marx, lo stesso Heinrich Heine, Bertolt Brecht, Sigmund Freud e tanti altri ancora, tra cui anche opere firmate dallo stesso August Bebel, a cui poi è stata intitolata la piazza.
Si inaugurò così l'era della censura nazista, che coinvolse anche altre città come Francoforte, Monaco, Amburgo, ed i cui roghi si protrassero per mesi interi.
Tornando al monumento, quello che siamo abituati a vedere in internet, ossia una vera e propria torre di libri, venne edificata in occasione dei mondiali di calcio del 2006 e venne poi smantellata. Ciò che rimane oggi invece è una lastra di cristallo che lascia intravedere al di là della sua trasparenza, centinaia di scaffali che potrebbero contenere tutti i libri che quella tragica notte vennero bruciati.
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