Giverny: quando la natura diventa arte

Poco più di un secolo fa persino Marcel Proust scrisse che Giverny era una trasposizione dell'arte, ma è con le grandi opere di Monet che questa località, sita in Normandia, ha raggiunto l'apice del suo successo, tanto da accogliere ogni anno circa un milione di turisti.
In questa casetta coloniale di colore rosa Claude Monet ha trascorso un idillio durato ben 43 anni: circa tutta la seconda metà della sua esistenza, ed è qui che cominciò a rappresentare ciò che lo circondava, rendendolo celebre in tutto il mondo.
All'epoca, la presenza di Monet a Giverny, attirò molti altri artisti che rappresentarono il luogo nelle proprie opere, contribuendone alla mitizzazione. 

Dopo la dipartita dell'artista, sia la casa che i giardini passarono sotto la gestione degli eredi, che se ne occuparono fino al 1966, quando anche l'ultimo suo figlio, Michel, morì, lasciando la proprietà all'Académie des Beaux-Arts di Parigi, con l'intento di farla diventare una casa-museo.
I lavori di restauro, però, cominciarono solo nel 1977, ad opera del filantropo Gérald van der Kemp, che fu anche il primo direttore di Giverny.




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